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Videoinstallazioni: Viola e Wardrip Fruin

Page history last edited by Flaminia 14 years, 9 months ago

L’uso del medium video dalla seconda metà degli anni ’60 non si riconduce ad un gruppo, un movimento o una corrente precisi. Contribuisce allo sviluppo di un nuovo territorio della ricerca artistica che si dirama in una ricca varietà di esperienze.

 

 

Le videoinstallazioni sono una categoria particolare: abitano lo spazio con immagini realizzate con il video, diffuse o proiettate su diversi supporti e in relazione con altri media. Sono forme d’arte in cui si intrecciano il cinema, il teatro, l’architettura, la video arte, la performance, la scultura e le arti visive. Fanno ricorso ad una pluralità di linguaggi e supporti e appaiono, per questo, tra i luoghi privilegiati del multimediale. Le vide installazioni possono proporre percorsi liberi o definire dei punti di vista precisi; integrare o meno l’immagine del visitatore il cui ruolo è attivo, essendo un elemento essenziale dell’opera stessa, del suo “funzionamento”.

 

 

Negli anni ’70 e ’80 le videoinstallazioni si rivelano soprattutto come spazi critici e trasgressivi in grado di sovvertire le forme della rappresentazione e della fruizione e di proporre nuovi statuti dell’immagine e dell’opera d’arte, con la conseguente ridefinizione del ruolo del pubblico.

 

 

Negli anni ’80 lo sviluppo della tecnologia digitale, dei programmi di trattamento dei dati, dei sensori, rende più facile e accessibile agli artisti l’esplorazione artistica dell’interattività. Il video ambiente interattivo fa ricorso al digitale strutturandosi come un sistema aperto ed esplora le possibilità dell’interattività, nel senso di proporre forme di esperienza dal dialogo uomo-macchina e uomo-macchina-uomo, creando spazi agibili e fruibili da più persone che attivano simultaneamente l’opera. 

 

In questo contesto vanno citate le opere di Bill Viola e l'esperimento di Noah Wardrip Fruin.

 

Fin dai primi anni ’70 Viola ha utilizzato la forma del video per esplorare il fenomeno del senso della percezione come un percorso per conoscere se stessi. Lo scopo dei suoi lavori sull’esperienze universali dell’uomo come la nascita, la morte, e i sentieri della nostra coscienza, trovano ispirazione nella produzione artistica umana indipendentemente dalla sua origine geografica. Egli è stato uno sperimentatore pieno di innovazione nella creazione dei video come una forma vitale dell’arte contemporanea e in questo modo ha aiutato a espandere tutto questo in termini di tecnologia e ricchezza storica.

Bill Viola afferma che: “…sono la macchina e lo spettatore insieme che formano questo sistema che si chiama video. Mi resi conto che era importante conoscere anche la ‘tecnologia’ degli esseri umani, la ‘tecnologia’ di noi stessi: quindi cominciai a studiare come funziona l’occhio, come funziona l’orecchio e come il cervello integri queste funzioni” (Apprendere la tecnologia dagli esseri umani)

Bill Viola fa una ricerca sull’espressione nel corpo umano e sulla dinamicità dell’arte. Secondo Viola bisogna ristudiare come funzioniamo per studiare gli strumenti. Egli sostiene che ci riscriviamo attraverso l’interazione con la macchina. In qualche modo avviene un recupero dell’arte sottoforma di esplorazione della mente. A questo punto Viola fa crollare ogni tendenza apocalittica, egli afferma che non ci deve essere resistenza verso i cambiamenti che avvengono attraverso le evoluzioni dell’alfabeto, della scrittura ecc… perchè se siamo noi a cambiare non c’è nessuna perdita. E le macchine riflettono la nostra evoluzione.

 

Una delle sue particolari opere è The Crossing. In quest’opera si può vedere sui due lati di un grande schermo: un uomo giunge dal buio e si ferma in un punto preciso (come in attesa di qualcosa), proprio di fronte alla videocamera (fissa), dove viene investito da una cascata d’acqua (in un caso) e da un fuoco. Dopo pochi secondi, non ne resta nulla. L’individuo scompare. L’acqua scompare. Si torna alla situazione iniziale.

 

 

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Altre opere si possono trovare sul sito dell'autore www.billviola.com, oppure sul sito del Palazzo delle Esposizioni di Roma, in cui si è tenuta una mostra a lui dedicata durante l'inverno 2009 http://www.palazzoesposizioni.it/billviola/home_ita.htm      

 

Straordinario è l'esperimento di Noah Wardrip Fruin intitolato Screen.

Screen può essere ricondotto alla definizione di "computer come spazio performativo" di Marie Laure Ryan, all'interno del concetto di poetry machines citato prima. E' un pò generatore di testo e un pò avatar.

 

 

"Giocando fisicamente con il testo, la memoria come esperienza virtuale": è questa la definizione del progetto Screen da parte dell'autore.

Screen fu creato nella cosiddetta "Cave", uno spazio virtuale tridimensionale della grandezza di una stanza. Inizia come un'esperienza di lettura e ascolto. I testi appaiono sui muri della "Cave" circondando il lettore. Le parole cominciano a staccarsi. Il lettore può toccarle e rimandarle indietro con le mani. così diventa una sorta di gioco. Allo stesso tempo, il linguaggio del testo, insieme all'inusuale esperienza di toccare le parole, crea un'esperienza che non si trova nei soliti modi di pensare alla realtà virtuale o al gioco. Le parole si staccano sempre più velocemente, le parole toccate non sempre ritornano al loro posto e quelle che non hanno dove andare possono separarsi. Quando troppe parole si sono staccate fanno un turbine intorno al lettore e collassano. 

Screen usa il testo come materiale di gioco in un modo che non è mai stato esplorato prima.

 

    

 

E' possibile vedere il video dell'esperimento all'indirizzo http://www.uiowa.edu/~iareview/tirweb/feature/cave/

 

 

 

 

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